Dopo un anno dal terremoto in Abruzzo riportiamo le parole del nostro vicepresidente, dott. Mario Delle Monache coordinatore dell’intervento di emergenza a L’Aquila, già pubblicate su varie riviste di settore.
Farmacisti In Aiuto, a L’Aquila missione “L’Aquila torna a volare”
Torno a L’Aquila per l’ennesima volta. Qualcosa di speciale mi ha colpito e forse non ancora me ne rendo conto pienamente. Il dramma del terremoto non lo conosco, non l’ho mai vissuto direttamente né come volontario. E’ quindi la prima volta. Da alcuni anni sono impegnato in azioni ed iniziative umanitarie che mi hanno portato lontano, in Africa nel Burkina Faso, in India nel Kerala e nel Tamil Nadu. Partecipo alla vita associativa dei “Farmacisti in aiuto” ONLUS e impegno il mio tempo anche per contribuire a finanziare ed affrontare, per quanto possibile, iniziative volte alla soluzione di problematiche sociali e di vita quotidiana.
Salto dal letto a Pescara, dove vivo, alle 3.32 della notte del 6 Aprile. “Mio Dio cosa è successo a L’Aquila!”, è stata la prima frase che ho rivolto a mia moglie. Al mattino seguente le prime telefonate al collega direttore delle farmacie comunali de L’Aquila. “Mario un disastro” mi dice, “la mia famiglia è salva ma è un disastro dovunque, ancora non ci rendiamo conto.” “Ti richiamo per sapere cosa si può fare” gli dico.
Lunedì il dramma, martedì si continua a scavare, la macchina imponente degli aiuti immediati è partita
Il primo contatto con i colleghi di Farmacisti in aiuto per capire cosa si possa fare, aspettiamo, impreparati come siamo, prima di intraprendere iniziative che, se non mirate, rischiano solo di gratificare se stessi e di essere poco utili alla collettività. Tra martedì sera e mercoledì mattina le postazioni mediche nelle tendopoli in via di allestimento entrano a regime e subito appare evidente di cosa ci sia necessità. I feriti sono stati accolti negli ospedali e lì hanno quanto gli occorre.
Nelle tendopoli ci sono tutti gli altri che nottetempo sono dovuti fuggire dalle proprie abitazioni per riparare all’aperto senza prendere nulla con sè. I diabetici, i cardiopatici, gli asmatici, i cronici in genere e poi i bambini , gli anziani, i disabili, i colostomizzati, i celiaci, i lattanti hanno bisogno del nostro supporto. Le farmacie con gli stessi problemi delle case, rotte e inagibili, tra loro una collega ha perso la vita.
Nella giornata di mercoledì le farmacie aperte sono pochissime e fuori città. E’ l’assalto per mille esigenze, quella della quotidianità di decine di migliaia di cittadini che si ritrovano all’improvviso sfollati e sprovvisti di quanto necessario alla loro vita quotidiana, soprattutto di quanti con metodica cadenza segnano la loro giornata con l’assunzione dei farmaci.
Un SOS viene inviato: “servono farmacisti”, lo si dice da L’Aquila a Roma, lo titola il giornale locale. Parto per L’Aquila, parlo con i colleghi che conosco e cerco di cominciare a ragionare sulle necessità mentre sono per strada. Arrivo in serata e L’Aquila mi appare una città spettrale, vuota, senza luci. Sono nella cinta esterna e la viabilità è solo quella dei mezzi di soccorso e delle forze di sicurezza. Un brivido mi percorre tutto riflettendo sulle scritte dei mezzi che transitano per le strade. C’è tutta Italia. Il Nord, il Sud. Colori, scritte di ogni genere sui mezzi, dialetti di ogni parte, associazioni, onlus, sportivi…di tutto, da tutta Italia. Mi metto con il mio vecchio camper nella piazzetta davanti alla farmacia “Santanza” inagibile. Posta sotto un palazzo di quattro piani, il collega, nella notte del 6 Aprile era di turno, e mi dicono continuava a lavorare anche nelle ore immediatamente dopo il sisma per le richieste che già si creavano. Il palazzo abbandonato vede la struttura in cemento armato che ha resistito al sisma ma la tamponatura perimetrale del primo e secondo piano, schiacciata dal sobbalzo del terreno, è letteralmente “scoppiata” mettendo a nudo gli uffici, le cucine e le camere da letto degli appartamenti.
Al mattino sono al lavoro nella farmacia di Coppito. Nelle vicinanze c’è una tendopoli in un campo sportivo universitario con una postazione medica operativa. Nella farmacia arrivano i ragazzi volontari delle varie associazioni che con ricette o elenchi avanzano richieste di ogni tipo. Sono saltati i formalismi, la Regione si appresta ad emanare direttive operative che vanno incontro alle esigenze dell’utenza saltando di fatto la burocrazia che quotidianamente viviamo in farmacia. Non si può fare diversamente. Siamo ancora in pochi in farmacia e le necessità di rifornire la cittadinanza è tanta. Le Mail della ONLUS dei “Farmacisti in aiuto”, i comunicati dell’Assofarm, della Federfarma e della stampa comincia a funzionare. Comincio a ricevere telefonate da colleghi da ogni parte d’Italia che offrono la loro disponibilità a venire a L’Aquila e chiedono indicazioni al fine di rendersi veramente utili per la loro capacità e professionalità.
Non basta più prendere appunti, istallo il PC portatile e butto giù una griglia Excel dove comincio ad annotare numeri di telefono, nomi, tempi e date di disponibilità. Sono impreparato ma le risposte vanno date e non una risposta qualunque.
Si conclude la mia prima serata con la certezza che all’indomani arriveranno altri farmacisti disponibili a dare il proprio contributo. Un piano di lavoro che si concretizza in presenze di colleghi che si muovono da Pescara, Chieti, Roma, le più vicine. Il giorno di Pasqua un collega, Piero, di origini abruzzesi parte da Milano per esserci. Nei giorni successivi ci raggiungono da Ancona, Venezia, Benevento, Viareggio, Reggio Emilia, Rimini. Telefonate da Agrigento e Catania, da Cuneo e da Trento.
Una Pasqua di lavoro, come tante che facciamo nelle nostre farmacie, ma soprattutto una Pasqua di riflessione. Le serate passate con i colleghi sul posto per ragionare sul come organizzarsi per essere, come farmacisti e come “Farmacisti in Aiuto” parte integrata ed operativa del sistema di pronto intervento e soccorso in aiuto alle popolazioni nei casi di calamità.
Alcune farmacie da campo nelle tendopoli hanno avuto colleghi che hanno dato l’anima per consentire la distribuzione dei farmaci alla popolazione. Attrezzati di tanta buona volontà e professionalità ed anche loro con le riflessioni sulla necessità di essere già pronti ed organizzati, “già strutturati”.
Dalle riflessioni ai fatti. Pochi giorni e già circolano camper di colleghi nei campi per fare la loro parte, forse in tanti, senza saper di altri, di quanti altri, e di dove sono gli altri. Tra il susseguirsi di scosse ce n’è una che tocca le Langhe, nel Cuneese, mi torna in mente la collega che si era offerta di venire ed alla quale avevo detto, “grazie, ma sei cosi lontana…ti ringraziamo di cuore ma non vogliamo procurarti tanto disagio”. La chiamo per solidarizzare avendo avuto anche loro segnali del terremoto. Mi risponde al telefonino e mi dice : “sono a Tempere frazione de L’Aquila con il camper dell’Ordine di Cuneo!”.
Container come farmacie da campo, strutturate, con soluzioni ad ogni necessità organizzativa e necessità farmaceutica di emergenza, informatizzate, per gestire, come nella nostra quotidianità, anche momenti di calamità o di fatti straordinari, è un obiettivo che comincia a concretizzarsi e credo che per “Farmacisti in aiuto” possa rappresentare una base di impegno che vada nello specifico della nostra professione finalizzando in tal senso le iniziative di solidarietà .
Questo report vuole andare oltre la descrizione del dramma che la stampa quotidiana ha ampiamente riportato per ringraziare quanti hanno dato segno e prova della loro sensibilità e soprattutto per “non perdersi di vista” :
Dott. Mario Delle Monache
Farmacia Comunale San Giovanni Teatino