Chi soffre di calcoli renali identifica la propria malattia con la colica, che in realtà è solo il momento sintomatico di una patologia ben più silente e subdola che può rimanere inespressa anche per anni. Il dolore di una colica non si dimentica facilmente e, in prossimità dell’evento, si mettono in pratica tutte le indicazioni ricevute: bere, modificare la dieta, assumere integratori, salvo poi abbandonare qualunque accorgimento a pochi mesi dall’accaduto. Risultato finale: la colica può ripresentarsi.
Come si formano i calcoli?
I calcoli renali si formano per uno squilibrio urinario tra promotori e inibitori della cristallizzazione, ovvero sostanze presenti a livello urinario che possono favorire o contrastare naturalmente la precipitazione dei calcoli stessi. Molte sono le cause organiche, genetiche o alimentari alla base di questo squilibrio, e la maggior parte di esse sono curabili. Per andare all’origine della formazione dei calcoli renali è sufficiente eseguire un semplice esame chimico fatto sulle urine delle 24 ore. Il profilo di rischio litogeno che si ottiene rappresenta una sorta di carta di identità soggettiva in grado di mettere in evidenza il comportamento di tutti i fattori che possono portare alla formazione dei calcoli e offrire suggerimenti dietetici e terapeutici personalizzati. La presenza nelle urine di frammenti di calcoli può fornire indicazioni utili a differenziare le diverse tipologie litiasiche e di conseguenza le terapie collegate.
Esistono calcoli di acido urico, di ossalato di calcio, di fosfato di calcio, di cistina o xantina. L’analisi del calcolo e il profilo di rischio consentono di scoprire se
- ci sono cause genetiche alla base dei propri calcoli renali,
- si tengono comportamenti alimentari sbagliati in grado di favorire la precipitazione dei sali litogeni,
- ci sono patologie organiche che hanno come manifestazione sintomatica proprio la calcolosi (iperparatiroidismo, ipercalciuria, osteoporosi….).
Liquidi e dieta personalizzata
per contrastare i calcoli
Alla domanda cosa mangiare per non avere più calcoli si può solo rispondere che ogni soggetto è diverso e può avere reazioni diverse sulla base di un’alimentazione simile. Ecco perchè non servono suggerimenti generalisti, ma bisogna avere indicazioni personalizzate per prevenire e curare la propria calcolosi. Solo pochi consigli possono essere universalmente applicati e sono su quanto bere e come impostare la propria dieta. In realtà la riflessione non va fatta sull’introduzione di liquidi, ma sulla diuresi, che deve essere mantenuta intorno ai 2 litri al giorno. La quantità di liquidi da introdurre dipenderà dal tipo di giornata e di professione: un lavoro di ufficio in ambiente climatizzato avrà un rapporto di circa di 2 litri introdotti per averne 2 urinati, mentre con una forte sudorazione la quantità di acqua da bere dipende molto dal grado di sudorazione. In assenza di indicazioni specifiche non bisogna eliminare il calcio dalla dieta (presente in abbondanza nei latticini e in alcuni vegetali) infatti si corre il rischio di aumentare la precipitazione dei calcoli invece di ridurla. Il calcio a livello intestinale svolge un ruolo fondamentale nel legare l’ossalato e portarlo fuori dall’organismo attraverso le feci. In assenza di questa azione, i livelli urinari di ossalato (noto promotore della cristallizzazione) aumenterebbero con conseguente incremento nella produzione di calcoli renali. In assenza di indicazioni personalizzate, è comunque utile ridurre il consumo di proteine animali e di sodio, quest’ultimo presente nel sale da cucina e in altre fonti nascoste come conservanti e glutammato. L’obiettivo di una terapia seria e accreditata è ridurre la saturazione urinaria dei sali litogeni. Secondo le fonti più autorevoli l’acqua e i sali di citrato possono ottenere questo risultato. Una diuresi corretta e un apporto quotidiano di citrato di potassio o citrato di potassio e magnesio sono gli unici rimedi che, in assenza di inquadramento metabolico, possono favorire la riduzione della formazione dei calcoli renali attraverso il controllo del Ph urinario realizzando così un’efficace prevenzione.