La vitiligine è un disordine acquisito della pigmentazione caratterizzato da macule prive di pigmento (acromiche) ben circoscritte, di colore uniforme, bianco latteo.
La chiazza di vitiligine è delimitata da contorni spesso irregolari, ma ben evidenti, a volte con un rinforzo marginale iperpigmentato; la superficie è normale (ne atrofia ne ipercheratosi) se si accentuano le alterazioni pigmentarie che possono interessare anche i peli.
Chi colpisce e a quale età
I due sessi sono ugualmente colpiti con un’incidenza pari a 0,5-2% della popolazione mondiale.
La vitiligine può iniziare a qualsiasi età, ma nel 50% dei casi insorge tra i 10 e i 30 anni. È una malattia imprevedibile; può restare silente per anni o avere progressioni repentine. L’intervento di traumi psico-affettivi o fisici è talvolta riferita dai malati. Il sole e i raggi UV non rivestono alcun ruolo scatenante; essi invece la rilevano accentuando il contrasto tra cute colpita che non si pigmenta, e quella indenne che si pigmenta.
Forme di vitiligine
In base alla modalità di distribuzione e all’estensione delle lesioni vengono classicamente distinte due forme: la generalizzata e la localizzata.
- La generalizzata è la forma più frequente e colpisce più distretti cutanei simmetricamente e bilateralmente.
- La vitiligine localizzata colpisce una singola regione corporea. La diagnosi è facile e l’intensità della diminuzione della pigmentazione si valuta attraverso il confronto della cute sana circostante.
A volte però è difficile riconoscere le lesioni appena ipopigmentate in soggetti di carnagione chiara, e quindi in questi casi è utile l’esame alla luce di wood che evidenzia il contrasto tra cute lesionata e cute normale.
Come si cura
Il trattamento terapeutico deve essere innanzi tutto programmato in base all’estensione e alla stabilità della patologia. Possono essere utilizzate sostanze per uso esterno e secondo la teoria che nella vitiligine vi sarebbe un danno ai melanociti indotto da radicali liberi con conseguente stress ossidativo, possono essere utili trattamenti con integrazione di antiossidanti per via orale per stabilizzare il quadro clinico.
La terapia di scelta rimane comunque la fototerapia UV a banda stretta (detta anche TL01 dal nome commerciale dei tubi fluorescenti impiegati). L’efficacia della fototerapia si basa sulla possibilità di stimolare la comparsa di una ripigmentazione nelle aree affette da vitiligine, promuovendo la ripopolazione di dette aree da parte dei melanociti provenienti dalla cute sana peri lesionale e dal “reservoir” costituito dai follicoli piliferi.
Lo stimolo è rappresentato dalla radiazione ultravioletta, associata o meno alla somministrazione per via interna o esterna di prodotti fotosensibilizzanti.
Recentemente sono stati pubblicati studi sull’efficacia del laser o luce ad eccimeri a 308 nm nella vitiligine. Queste nuove tecnologie permettono di irradiare selettivamente e con notevole potenza le singole chiazze di vitiligine risparmiando la cute sana circostante, con il risultato di indurre precocemente il fenomeno della ripigmentazione e consentire trattamenti più rapidi.
L’ultima frontiera è rappresentata dal trapianto autologo di melanociti e cellule basali, tecnica impiegata in molti centri europei dove si cura la vitiligine con ottimi risultati. Tale tecnica permette di generare facilmente e rapidamente, dopo un piccolo prelievo di cute, una sospensione cellulare contenente tutte le cellule cutanee necessarie ad avviare i processi di ripigmentazione sulle aree da trattare.