In questi ultimi tempi si discute molto sulle vaccinazioni sia per gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto riaffacciarsi lo spettro di malattie che sembravano debellate sia per l’iniziativa del Ministero della Sanità che propone una campagna di prevenzione vaccinale capillare a livello nazionale. Parallelamente abbiamo assistito ad un inspiegabile aumento delle voci, anche mediche, contrarie a questa iniziativa. Il rapporto tra opinione pubblica e vaccini è da sempre contrastante: unica speranza in corso di epidemie (vedi SARS ed influenza aviaria) o errore del secolo al primo sospetto di effetto indesiderato?
In realtà le vaccinazioni sono una delle conquiste della medicina moderna con un tasso di successo che nessun altro intervento terapeutico può vantare. Nei paesi occidentali, ad esempio, le campagne vaccinali hanno determinato la scomparsa di vaiolo (un tempo responsabile di 5 milioni di morti nel mondo ogni anno) e poliomelite oltre ad aver ridotto del 99% l’incidenza di altre sette malattie quali morbillo, difterite, pertosse, rosolia, parotite, haemofhilus influenzae B e tetano. Dobbiamo però avere ben chiaro in mente che tali risultati non sono definitivi e che l’interruzione o la riduzione delle politiche vaccinali porterebbe ad una recrudescenza di tali malattie.
Epidemie dovute a riduzione delle politiche vaccinali
Ne è esempio l’ex Unione Sovietica, patria al tempo del regime comunista di un sistema vaccinale all’avanguardia. I primi anni successivi alla dissoluzione di quella nazione con tutti i problemi che ne sono susseguiti hanno portato ad una drastica riduzione delle vaccinazioni e il conto pagato è stato caro, 125000 nuovi casi di difterite con 4000 morti.
L’Olanda ha invece visto nel biennio 1999-2000 un’epidemia di morbillo con 2961 casi, 3 morti e 66 ricoveri per complicanze (prevalentemente polmonite ed encefalite) che si è verificata all’interno di una comunità di obiettori antivaccinazioni.
Restando nei Paesi Bassi, nel 1992, in una comunità religiosa contraria ai vaccini si sono verificati 72 casi di poliomelite.
Poiché il non vaccinarsi comporta non solo un rischio per se stessi ma anche per la comunità in cui si è inseriti ne deriva che l’aderenza o meno a tale strategia terapeutica non può essere ritenuta una scelta individuale. In realtà non ci sono motivi per rifiutare la vaccinazione, anche lo spesso sbandierato rapporto tra vaccinazioni ed autismo è un falso mito. Uno studio pubblicato infatti non solo esclude ogni relazione tra le due condizioni ma anzi mostra che la probabilità di una diagnosi di autismo è inferiore proprio nei soggetti vaccinati. L’unico vero pericolo dei vaccini è quello di possibili reazioni allergiche anche gravi ma tale rischio è estremamente contenuto: 0,65 casi per milione di dosi e quindi non giustifica assolutamente il rifiuto di uno strumento, quello vaccinale, capace di salvare 2,5 milioni di vite ogni anno ossia 7000 al giorno, 300 ogni ora o 5 ogni minuto. Tali numeri rendono superflua ogni altra parola.