Nonostante in questi ultimi anni siano stati introdotti nuovi principi attivi ad attività anticoagulante privi di alcune criticità presenti nelle terapie che utilizzano i farmaci tradizionali, questi ultimi rappresentano da almeno 50 anni il riferimento farmacologico nel trattamento e nella prevenzione di numerose patologie tromboemboliche, sia arteriose che venose. Il medico fino ad oggi ha avuto a disposizione solo una categoria di farmaci e precisamente gli antagonisti della vitamina K (AVK) diffusissimi e assunti da milioni di pazienti affetti da fibrillazione atriale, cardiopatie, valvulopatie, malattia tromboembolica venosa, ecc. Questi farmaci, di indubbia efficacia, presentano altrettanto indubbi problemi gestionali come il continuo monitoraggio laboratoristico e successive variazioni di posologie che a volta finiscono per non essere rispettate dal paziente.
Dieta alimentare ed interferenza Vitamina K
Senza entrare nel merito del complesso meccanismo di azione farmacologica è importante sottolineare come sia fondamentale seguire una dieta accurata in quanto il consumo di alcuni alimenti può interagire fortemente con questi farmaci. Come è intuibile il principale micronutriente interferente con gli AVK è la vitamina K. Questa vitamina di cui necessita il nostro organismo deriva da due fonti. Principalmente dall’alimentazione. Alcuni cibi ne sono ricchi come le verdure (spinaci,broccoli,carciofi,lattuga,olio di soia,tè ecc..) altri meno come nel fegato e altri poveri come nei formaggi. In piccola parte la vitamina K viene prodotta dalla flora batterica del nostro intestino. In genere i pazienti ricevono dai centri specialistici un elenco di prodotti alimentari con specificata l’indicazione della quantità di vitamina K che essi contengono (l’indicazione viene espressa in mcg/100gr. di prodotto alimentare). Queste indicazioni possono essere di aiuto nella gestione alimentare quotidiana ma rischiano di complicare ulteriormente il rapporto del paziente con la terapia. In realtà difficilmente un regime alimentare equilibrato e costante interferisce in modo significativo con la terapia anticoagulante. Importante è evitare bruschi cambiamenti o introduzioni improvvise di grandi quantità di cibi non abituali.
Quali cibi evitare o mangiare moderatamente
Per quanto riguarda le verdure, si possono mangiare nella quantità desiderata, evitando eccessi e improvvisi cambiamenti. Bisogna ricordare che la vitamina K di provenienza alimentare non deve essere totalmente eliminata ma deve essere assunta con un apporto giornaliero che non superi i 200-300 mcg. Fra gli alimenti di cui generalmente si consiglia un modesto consumo vi sono le verze e il prezzemolo. Andrebbe inoltre evitato un consumo superiore ai 100 gr. di broccoli, cavoletti, cavolo cappuccio, cime di rapa, lattuga, radicchio e spinaci. Un alimento particolarmente ricco di vitamina K è il fegato per cui potrebbe essere opportuno sostituirlo con altre tipologie di carne. Andrebbe inoltre evitato il consumo di cereali integrali. La cottura dei cibi non elimina la vitamina K perché questa non risente del calore. Per quanto riguarda le bevande, l’alcool, la caffeina, il ginger, il tè verde, il succo di mirtillo possono interferire con l’attività anticoagulante. L’alcool rallenta l’eliminazione degli anticoagulanti e può essere assunto solo in quantità limitate evitando i superalcolici.