Dormire costituisce un’esigenza primaria per tutti gli individui, alla quale l’essere umano dedica circa un terzo della propria esistenza. È dunque facilmente comprensibile come tale attività, se non adeguatamente soddisfatta, possa avere importanti ripercussioni sulla qualità della vita. La stanchezza fisica e mentale e l’irritabilità, causati da un riposo insufficiente e protratto per diversi giorni, influiscono negativamente sulle prestazioni lavorative e sul rendimento scolastico, compromettendo considerevolmente la qualità delle relazioni sociali e familiari. Il bisogno di dormire differisce tra gli individui e si modifica nel corso della vita, tendendo a diminuire con l’avanzare dell’età. La durata del sonno non è quindi sufficiente a definire una condizione di insonnia. Per definizione, l’insonnia corrisponde a un’alterazione dell’equilibrio sonno-veglia, associata alla difficoltà di addormentarsi o dormire per periodi sufficientemente lunghi, comportando problemi fisici e mentali. Può essere classificata in base ad almeno tre criteri. In base alla durata si distingue:
- un’insonnia di “circostanza“, caratterizzata da episodi isolati e che compare in periodi di particolare stress;
- un’insonnia “transitoria“, che dura meno di tre settimane e tende a risolversi spontaneamente o con l’adozione di uno stile di vita adeguato;
- un’insonnia “cronica“, che si protrae per più di tre settimane e che richiede una cura specifica di tipo farmacologico.
In relazione alle cause che la determinano, viene definita “primaria” quando non si riescono a individuare ragioni organiche o ambientali capaci di giustificare il disturbo. La condizione deriva probabilmente da un disordine biochimico o neuronale a livello del sistema nervoso centrale. Le persone affette hanno un sonno estremamente leggero, facilmente disturbato dal rumore, da sbalzi di temperatura e da ansia. Si parla di insonnia “secondaria”, quando è riconducibile a precisi fattori scatenanti. Su tutti, lo stress, legato a problemi psicologici o emotivi.
Contrasta l’insonnia con le piante officinali
Le proprietà rilassanti di alcune piante officinali sono ampiamente sfruttate per contrastare condizioni d’insonnia priva di causa specifica o legata a lievi stati d’ansia occasionali, seppur con effetti variabili in funzione delle caratteristiche della preparazione e della sensibilità individuale ai diversi componenti attivi. Tra le piante più efficaci, usate singolarmente o come miscele, si annoverano: ESCHOLZIA CALIFORNICA, PASSIFLORA INCARNATA, VALERIANA OFFICINALIS, CAMOMILLA, BIANCOSPINO, MELISSA, TIGLIO, GRIFFONIA.
Qualora la causa scatenante non sia eliminabile, i farmaci ipnotici si rivelano indispensabili per contrastare l’insonnia primaria e secondaria. Su tutti, le benzodiazepine riducono il tempo di addormentamento e la probabilità di risvegli ripetuti durante la notte, esercitando anche un’azione ansiolitica. Possono però determinare fenomeni di assuefazione e dipendenza.
Melatonina e Magnesio contro l’insonnia
Sia l’aminoacido essenziale TRIPTOFANO che il MAGNESIO, favoriscono il sonno. Il primo, trasformato in serotonina nell’organismo, svolge una debole azione ipnotica naturale. Il secondo, minerale importante per il funzionamento delle cellule nervose e dei muscoli, è presente in diversi alimenti (cacao, mandorle, noci, pesce, crostacei e latticini) o sotto forma di specifici integratori. Un discorso a parte riguarda la MELATONINA. In virtù della sua capacità di regolare il ritmo sonno-veglia , è considerata l’orologio biologico dell’organismo. Prodotta dalla ghiandola pineale o epifisi, esercita la propria azione terapeutica a livello di alcune aree cerebrali, dove agendo da potente sedativo e ipnotico migliora la qualità del sonno. Il rilascio della melatonina non è costante durante il corso della giornata. La sua produzione viene inibita in presenza di luce e stimolata dal buio grazie ai fotorecettori retinici che captano gli stimoli luminosi provenienti dall’esterno. Ecco perchè i livelli dell’ormone durante la giornata sono minimi al mattino e massimi alla sera. Assunta sotto forma di integratore è impiegata nel trattamento dell’insonnia. E’ inoltre indicata per i soggetti che faticano a prendere sonno per motivi professionali. Trova infatti largo impiego nella tipica sindrome da fuso orario (jet-leg) caratterizzata anche da inappetenza, irritabilità e difficoltà digestive. Anche gli anziani assumono frequentemente integratori di melatonina ed in effetti studi clinici hanno dimostrato che l’efficacia dell’ ormone endogeno diminuisce man mano che l’età avanza, a causa della progressiva calcificazione dell’epifisi, giustificando così l’integrazione.