A Puruthipara quasi tutte le famiglie sono di casta “Harijan”, un nome affettuoso che significa “Figli di Dio” che è stato coniato da un poeta del Gujarat e diffuso da Gandhi per riferirsi ai Dalith, che prima venivano chiamati brutalmente Intoccabili.
Intoccabili perché i loro lavori obbligano al contatto con fluidi corporei e perciò sono “lavori contaminanti” che inquinano le persone che li svolgono, che non vanno avvicinate perché in perenne stato di “impurezza”. Pensate che, fino a non molti anni fa, gli Intoccabili avevano addirittura entrate separate negli edifici e dovevano bere da pozzi diversi! I lavori tradizionali degli Hairjan sono lo spargimento il concime, la pulizia dei gabinetti pubblici, la raccolta dell’immondizia, le pratiche funebri…
Solo a partire dagli anni ’20 il malcontento e le agitazioni sociali hanno iniziato ad intaccare la rigidità del sistema castale fino ad arrivare, dopo l’Indipendenza (15/08/1947), alle leggi contro la discriminazione e a quelle per la promozione sociale delle caste più basse. Gli Harijan, infatti, fanno ora parte delle comunità svantaggiate riconosciute dal governo indiano: le “scheduled caste”. Queste classi sociali depresse sono state elencate nella Costituzione indiana e godono di un programma tutelare a tre punte:
- “protezione” (misure punitive per le discriminazioni ed eliminazione delle ingiustizie),
- “affermazione” (posti riservati nelle scuole superiori e nei concorsi per il pubblico impiego),
- “sviluppo” (allocazione di risorse volte a riempire il gap socio-economico tra le caste svantaggiate e quelle più alte).
Gli Harijan sono una comunità numerosa, a cui afferiscono molte sotto-case; le più comuni in Kerala sono i Pulayar (il gradino più basso della gerarchia delle caste), i Kuravan (lavoratori del bambù, allevatori di maiali, indovini) e i Sambavar (suonatori di tamburi rituali, addetti alle cerimonie funebri).